Spazio DONNA DINAMICA/Educazione IN -Formazione/CORTESIE e DINTORNI: pillole di Galateo e di Bon Ton a cura di Lucia Romito/Perchè non si dice “cin cin”

Perché non si dice “cin cin”?

Un brindisi è un momento molto intenso, un attimo nel quale si può riassumere il motivo di una cerimonia, un’occasione di bellezza di un gruppo o semplicemente l’inizio di una bella serata.

Dire uno sterile ”cin cin”, in questo istante, è un’occasione di accoglienza sprecata.

Preciso subito che, in occasioni formali, i bicchieri non si toccheranno e neanche si sfioreranno; nelle occasioni più intime e amichevoli, può essere un rituale utilizzato, ma non da etichetta, e se poi qualcuno vorrà “tintinnare” con voi, occhio a non ritirarvi e assecondate il gesto.

L’espressione “cin cin” deriva dal cantonese ch’ing ch’ing, che significa letteralmente “prego prego”, una formula utilizzata dai marinai di Caton, poi diffusasi nei porti europei.

In Italia venne interpretata, anche onomatopeicamente, poiché ricorda un po’ il suono dei bicchieri che si toccano.

A differenza di quanto si possa pensare, le buone maniere sono pratiche di gentilezza sincera, per cui si cercherà di evitare sempre le parole vuote e le frasi fatte; limitandoci al “cin cin” stiamo sprecando un momento prezioso della convivialità.

Vale lo stesso per il latino prosit? La terza persona singolare del verbo prodesse, vale a dire “sia utile, faccia bene, giovi”, segue certamente la stessa sorte: anche in questo caso suona come una parola vuota, che non comunica nulla di sentito.

Ma esiste di peggio, qualcosa da evitare assolutamente. Si tratta di “bollicine”, una parola utilizzata nei brindisi, portata alla ribalta dalla televisione…brindare dicendo “bollicine” potrebbe farvi finire nella lista nera di qualunque festa.

Il brindisi affonda le sue radici nella notte dei tempi. Brindavano i Babilonesi, i Greci che, per l’occasione, declamavano discorsi e versi poetici.

Anche i Romani utilizzavano il brindisi per omaggiare gli dèi o gli ospiti d’onore.

La storia del brindisi è davvero molto interessante, però forse è corretto citare il brindisi più famoso di tutti, quello che rappresenta il fulcro della liturgia cristiana: l’atto di Gesu’ che alza il calice. In una lettura parallela della storia del cristianesimo – e sarebbe molto interessante soffermarsi sui numerosissimi rapporti che intercorrono tra galateo e religione – possiamo dire che durante la liturgia viene riproposto dall’officiante un brindisi collettivo.

La definitiva consacrazione del brindisi in età moderna avviene prima del XVII secolo, periodo durante il quale era modo comune il brindisi poetico.

In conclusione, il suggerimento è quello di non perdere mai l’occasione di omaggiare i nostri ospiti, di celebrare un’occasione o un avvenimento. Non c’è niente di meglio di un brindisi durante il quale le vostre dediche sincere potranno prendere forma.

….E ricordiamo che:

– E’ sempre vietato richiamare l’attenzione degli invitati percuotendo il bicchiere con una posata: atteggiamento cafone e irrispettoso.

– La vostra dedica o il vostro discorso sarà una frase breve, una riflessione leggera che, in ogni caso, non supererà mai i tre minuti.

– E’ molto maleducato bere prima che il festeggiato abbia dato il via con un brindisi.

– Il brindisi potrà arrivare all’inizio o alla fine di un avvenimento. Meglio ricordare che non tutte le occasioni necessitano di un brindisi: in occasioni formali, solitamente, si inizia direttamente il convivio. Il brindisi, essendo un rituale di allegria e di emozione, dobbiamo saperlo gestire per non renderlo inutile, banale e ridondante.