Spazio Donna DINAMICA/Musica e Musicoterapia/EMOZIONI e MUSICA di Lucia Romito

EMOZIONI E MUSICA

Le emozioni sono reazioni affettive brevi che insorgono all’improvviso, in risposta a stimoli esterni che, per qualsiasi motivo, ci colpiscono.

Le emozioni sono l’essenza della qualità vita e della varietà delle esperienze umane, perché senza la capacità di emozionarsi, la vita non avrebbe né colore, né significato.

Le emozioni si formano attraverso il vissuto psicologico di ognuno di noi, perciò sono uniche, ma paradossalmente uguali per tutti.

Sono “sentite” in modo soggettivo, ma dichiarate attraverso le stesse manifestazioni fisiche quali espressioni del volto, rossore, sudorazione, batticuore, coinvolgimento del sistema nervoso.

Potrebbe sembrare scontato dire che la musica susciti emozioni, che l’ascolto di una melodia attivi in noi stati d’animo “particolari” che, cantando, suonando o componendo possiamo manifestare e comunicare i nostri sentimenti.

Nessuno può dirsi indifferente alla musica!!! Pratiche musicali ed esperienze emotive sono un binomio imprescindibile.

Se i fattori emotivi sono fondamentali per l’esistenza della musica, diventa allora necessario (sul piano della ricerca psicologica) domandarsi come la musica riesca ad influire sulle persone. Quali sono gli elementi della musica (melodia, ritmo, tempo, modo, struttura…) che determinano e suscitano un certo stato d’animo?

Secondo John A. Sloboda, psicologo cognitivista della musica “se una persona è coinvolta dalla musica che ascolta, se si commuove, se prova un’emozione, deve essere passata attraverso la fase cognitiva che implica la formazione di una rappresentazione interna astratta o simbolica di quella musica”.

La natura di tale rappresentazione interna, le emozioni che l’ascolto musicale consente di provare sono tra i temi più complicati dello studio della psicologia, perché rievocano stati d’animo ed esperienze che hanno contribuito alla formazione e allo sviluppo della personalità di ogni essere umano e perciò, non si prestano alla rigidità di teorie precise, ma dipendono dalla soggettività dell’ascoltatore.

Sono diversi gli elementi della musica che ci portano a “sentire un’emozione”.

Tra i fattori che giocano un ruolo significativo, la struttura del brano musicale occupa un posto di rilievo: esiste, infatti, una relazione tra l’intensità e la qualità delle emozioni provate e la struttura del brano. Questa relazione permette di spiegare come un pezzo che, all’inizio dà una sensazione di calma, divenga in seguito gioioso, per concludersi poi, con un tono malinconico.

Anche il tempo sembra avere un ruolo privilegiato. Non a caso, alcune indicazioni usate dai compositori per segnalare a che tempo una determinata opera musicale debba essere eseguita, hanno una connotazione emotiva come: allegro, vivace, lento…

Fin dall’antichità, veniva dato un grande risalto al modo in cui la musica doveva essere suonata. I greci utilizzavano diversi modi e ognuno prendeva il nome e una connotazione ben definita da un popolo che poteva rappresentarlo: lidio, dorico, frigio…

Altro elemento che contribuisce al manifestarsi di un’emozione è il timbro degli strumenti: acuto, medio, grave.

Il ritmo… non a caso, musiche troppo dissonanti o con ritmo irregolari, come succede spesso per la musica contemporanea, hanno una connotazione acusticamente sgradevole.

Il piano temporale rende la musica imprevedibile, in quanto non vi è modo di sapere, ad un dato istante, quello che accadrà l’istante successivo. La curiosità, il desiderio di scoprire ciò che non si conosce, ci portano ad avere delle attese e quindi a generare emozioni.

Le emozioni musicali sono influenzate, anche e soprattutto, dalle nostre esperienze, dagli stati d’animo legati a determinati momenti della nostra vita. Una certa musica ci può ricordare una circostanza importante, come l’incontro o la perdita di una persona cara.

Un’altra musica può essere legata ad un evento significativo o essere stata, per un certo periodo, la nostra musica preferita, la nostra “canzone del cuore” e riascoltarla, ci fa riaffiorare ricordi ed emozioni di quel momento.

Altre volte, l’associazione Musica-Emozione può essere dettata da un film, da una pièce teatrale che ci ha particolarmente colpito.

Alcune musiche sono legate ad ideali e utilizzate perché si crei un legame emozionale forte tra chi ascolta e l’ideale stesso che si vuole mettere in risalto.

L’inno nazionale fa suscitare l’amor patrio, la musica di Wagner (durante la seconda guerra mondiale) era utilizzata dal regime fascista per incutere terrore; i tipici canti partigiani infondevano ardore e infervoravano gli animi nelle imprese più disperate.

I canti degli alpini ci danno la misura della loro fatica, della lotta per la sopravvivenza; i canti degli agricoltori e delle mondine davano sostegno e continuità al lavoro.

Il tango argentino, insieme all’ardore e alla passionalità, trasmette melanconia; il canto materno, le ninna nanne, le filastrocche danno tranquillità e sicurezza al bambino.

La musica sacra induce al misticismo e al raccoglimento…

Questi, e molti altri, sono esempi del ruolo e dell’influenza che la musica ha sulle nostre emozioni e potremmo chiederci anche il perché di tale impatto reattivo.

La psicologia non ha ancora dato una risposta ben chiara e definitiva a questa domanda, ma sul piano teorico, possiamo affermare che la grande forza emozionale della musica sta nella sua quasi totale assenza di significato denotativo.

In altre parole, non vi è alcune relazione tra un brano musicale e una realtà non musicale e, così facendo, la musica può essere rappresentata come un “contenitore aperto” alle nostre emozioni. Chi ascolta ha la possibilità di riempire questo Contenitore-Musica con le sue emozioni del momento.

“Mi mancano le parole…” usiamo dire quando proviamo un’emozione così profonda, quasi a dimostrare che gli stati d’animo più intensi, le sensazioni più viscerali le percepiamo ascoltando e non parlando.

La musica, qualunque essa sia, sa suscitare e comunicare le nostre emozioni quando raggiunge il cuore e non è traducibile con le parole.

Per questo, può essere paragonata (in qualche modo) a quella “comunicazione privilegiata” anch’essa non verbale, a quello stato d’animo di “beatitudine assoluta” dove le sensazioni si esprimevano attraverso un linguaggio gestuale, dettato esclusivamente dalle emozioni provocate dal suono della voce materna.

Lucia Romito